 Anticamente l'Arte come tutte le conoscenze umane era una scienza sacerdotale; dalle grotte di Altamira alle raffigurazioni paesaggistiche di Nazca, la rappresentazione figurale aveva i caratteri del sacro. L'artista, stregone psicopompo, demiurgo era il rappresentatore della realtà altra.
Anticamente l'Arte come tutte le conoscenze umane era una scienza sacerdotale; dalle grotte di Altamira alle raffigurazioni paesaggistiche di Nazca, la rappresentazione figurale aveva i caratteri del sacro. L'artista, stregone psicopompo, demiurgo era il rappresentatore della realtà altra.  Esplicita, preminente è in Lombardini l'urgenza di comunicare, al 
    punto da far luogo a fenomeni di moltiplicazione inflattiva dei messaggi, 
    di black-out dell'emmittenza per eccesso di potenza del segnale, di vera 
    o apparente e simulata ridondanza: salvo verificare se questo uso ridondante 
    della comunicazione non sia oggi il solo praticabile o comunque, paradossalmente, 
    il più produttivo.
 Esplicita, preminente è in Lombardini l'urgenza di comunicare, al 
    punto da far luogo a fenomeni di moltiplicazione inflattiva dei messaggi, 
    di black-out dell'emmittenza per eccesso di potenza del segnale, di vera 
    o apparente e simulata ridondanza: salvo verificare se questo uso ridondante 
    della comunicazione non sia oggi il solo praticabile o comunque, paradossalmente, 
    il più produttivo. La sottile dialettica che intercorre tra un piano conoscitivo semplicemente 
    concettuale, rivolto ai puri significati, è un aspetto invece interessato 
    alla tattilità, alla sensazione,al rapporto fisico percettivo, è 
    uno dei momenti più vivi dello sviluppo dell'arte. In quest'area 
    di ricerca sembra muoversi il lavoro di Eugenio Lombardini, un'adesione 
    ai materiali estremamente quotidiana, "feriale", caratterizzata 
    da un vero e proprio laboratorio dell'immagine."..."il laboratorio 
    non è violentato da generose e ottimistiche espressività pittoriche 
    ma rimane chiuso in rifiuto alla facile loquacità espressiva, mimetizzato 
    in una reticenza dolorosa, oscura, in qualche modo MAGICA.
    La sottile dialettica che intercorre tra un piano conoscitivo semplicemente 
    concettuale, rivolto ai puri significati, è un aspetto invece interessato 
    alla tattilità, alla sensazione,al rapporto fisico percettivo, è 
    uno dei momenti più vivi dello sviluppo dell'arte. In quest'area 
    di ricerca sembra muoversi il lavoro di Eugenio Lombardini, un'adesione 
    ai materiali estremamente quotidiana, "feriale", caratterizzata 
    da un vero e proprio laboratorio dell'immagine."..."il laboratorio 
    non è violentato da generose e ottimistiche espressività pittoriche 
    ma rimane chiuso in rifiuto alla facile loquacità espressiva, mimetizzato 
    in una reticenza dolorosa, oscura, in qualche modo MAGICA. L'ultimo lavoro di Eugenio Lombardini " Poltergeist e gli aerei Spiriti 
    del bosco " presenta elementi di grande fascino, primo fra tutti il 
    rapporto fra casa e galleria, che, da luogo deputato per la pubblicazione 
    del lavoro dell'artista, si trasforma in appendice e prolungamento della 
    privata abitazione.
    L'ultimo lavoro di Eugenio Lombardini " Poltergeist e gli aerei Spiriti 
    del bosco " presenta elementi di grande fascino, primo fra tutti il 
    rapporto fra casa e galleria, che, da luogo deputato per la pubblicazione 
    del lavoro dell'artista, si trasforma in appendice e prolungamento della 
    privata abitazione. 
    poteva scrivere che l'unico spazio che gli interessava era quello tracciato 
      con un gesto delle braccia, volendo in tal modo affermare un rapporto 
      strettamente esistenziale (fino ad essere fisiologico) fra l'artista e 
      il campo fisico del suo intervento. Un rapporto tanto diretto ed immediato 
      da recuperare il senso di un legame primario, ... gesto e la materia divennero 
      così, in quella temperie, un atto di ribellione al concetto di 
      cultura che aveva guidato l'Occidente da secoli : al tempo stesso, un 
      potenziale da sviluppare in direzione di un recupero antropologico.
      Molta acqua è passata sotto i ponti,in tanti anni, e fino a qualche 
      tempo fa sembrava aver spazzato via, sotto il ritmo incalzante dei processi 
      analitici, ogni residuo individualistico che potesse apparire di un vitalismo 
      ingombrante, troppo intrigato da implicazioni psicologiche, da ingorghi 
      umorali, e dunque estraneo a prospettive e a finalità per così 
      dire sociali.
      Così, seguendo un progressivo processo di rarefazione, sorretto 
      da vari meccanismi ideologici,quanto veniva sottratto all'evidenza fisica, 
      era poi recuperato in ambito concettuale, seguendo i fili di una matassa 
      culturologica sempre più diramata e complessa. I rilanci anche 
      quantitativi del fisico, attraverso l'indagine e l'intervento esercitati 
      sulla materia, sul territorio, sul corpo stesso hanno solo parzialmente 
      bilanciato la linea dominante dell'asetticità metodologica, finendo 
      quasi sempre per sconfinare in un territorio operativo al di là 
      dell'artistico, ma non compiutamente estetico (secondo l'accezione etimologica 
      del termine) seguendo l'illusione di poter far combaciare la natura della 
      vita ( e i suoi rapporti spazio-temporali) e l'artificio, la realtà 
      altra dellíimmaginario.
      Il problema, anche in questo caso, consiste sempre nello scarto tra naturale 
      e artificiale, ove per artificiale si intenda appunto la mediazione della 
      cultura, cioè tutti i meccanismi teorici e pratici messi in atto 
      dall'uomo per arginare la realtà entro diaframmi mentali che offrano 
      l'illusione di dominarla noeticamente e materialmente. L'ormai lungo percorso 
      artistico di Lombardini meriterebbe una più accurata e analitica 
      revisione, che partendo dalle prime opere del 61-62 (già in piena 
      sintonia col clima storico del tempo) rendesse testimonianza di tutte 
      le fasi successive, rapportandole a quanto parallelamente stava accadendo 
      in Italia e Fuori. Basti qui dire che è stato un itinerario che 
      si è dipanato delle prime esperienze di ascendenza new-dada fin 
      verso ambiti di indagine più prossimi ad instaurare un rapporto 
      meno coinvolgente con la realtà fisica: un rapporto di verifica 
      sulle modalità percettive che regolano il situarsi della materia 
      nello spazio secondo la complessità dei dispositivi mentali utilizzati 
      dall'uomo nell'accostarsi alla realtà stessa.
      Ad una fenomenologia dei segni fisici (materia, colore,oggetti situati 
      in un contesto come per indotta ed arbitraria necessità) subentra 
      dunque una fenomenologia (traslata) dei rapporti percettivi, tendente 
      a ridurre ad un grado minimo l'esibizione quantitativa. A questa ricerca 
      di carattere specifico e strettamente disciplinare si è accompagnata 
      secondo un clima dominante dalla seconda metà degli anni sessanta 
      ( e segnatamente dal 68) in poi l'aspirazione a congiungere il momento 
      linguistico con quello ideologico morale. E' stata una tensione ( e un'illusione) 
      pagata in perdita di specifico,vissuta con particolare intensità 
      dalla generazione allora più giovane. Ora, le diverse temperie 
      hanno rilanciato la ricerca di una manualità artigianale.
      Lombardini non rinnega i suoi trascorsi, semmai li carica di recuperi 
      antropologici, giungendo ad indagare sui processi operativi per coglierne 
      le motivazioni originarie. O meglio tentando di rapportare, attraverso 
      un'analisi fenomenologica, una situazione contemporanea.
      L'intervento primario, immediato, elementare, della mano che lascia la 
      sua traccia, più che un ritorno al fare artigianale rimanda a tutte 
      le sue implicazioni, andate perdute nel corso dei tempi, sacrificate in 
      nome di un progresso tecnologico e un dispotismo concettuale che ci hanno 
      separati dal contatto diretto con la materia e lo spazio, occultando il 
      senso originario del rapporto fra noi e l'oggetto della nostra esperienza 
      sensibile. Maneggiare significa, a rigore, sporcare dice Lombardini; e 
      questo vale per l'uomo primitivo come per il bambino, e così pure 
      per il momento più istintuale del dipingere, prima che le sovrastrutture 
      mentali ne orientino i processi, ne determinino gli esiti, togliendo al 
      gesto le valenze originarie.
      L'unicità e l'irripetibilità del fare manuale (ed in senso 
      specifico del dipingere) si scontra con i modelli della cultura anche 
      materiale, si capisce- del nostro tempo, interamente condizionati dai 
      processi seriali. La verginità primordiale (o infantile, o preculturale 
      ) del rapporto mano-supporto ( o superficie, materia ecc.) può 
      dunque essere ormai solo evocata. L'epifania del suo segno diventa allora, 
      fuori da ogni mistificazione, l'epifania della sua irrecuperabile, originaria 
      identità. (Claudio Spadoni - storico dell'arte)
 Nell'arte di Eugenio Lombardini - si tratti di dipinti, di installazioni, 
    di happenings o di interventi che sfuggono a qualsiasi beneducata e rassicurante 
    classificazione - convivono,da sempre, tre componenti : il gioco, il rito 
    e il riciclaggio . A prevalere, di volta in volta, è questa o quella 
    componente, ma le altre due non sono mai assenti. La raccolta e la riutilizzazione 
    dei materiali presentano tratti schiettamente ludici; il gioco ( che è 
    attività ben più seria di quanto non si creda) tende a trasformarsi 
    in rituale.
Nell'arte di Eugenio Lombardini - si tratti di dipinti, di installazioni, 
    di happenings o di interventi che sfuggono a qualsiasi beneducata e rassicurante 
    classificazione - convivono,da sempre, tre componenti : il gioco, il rito 
    e il riciclaggio . A prevalere, di volta in volta, è questa o quella 
    componente, ma le altre due non sono mai assenti. La raccolta e la riutilizzazione 
    dei materiali presentano tratti schiettamente ludici; il gioco ( che è 
    attività ben più seria di quanto non si creda) tende a trasformarsi 
    in rituale.